Enrico Hoffer: così nasce Milano 2
Ci sono momenti che cambiano la vita e quasi sempre, quando accade, non ne siamo consapevoli.
La vita lavorativa di Enrico Hoffer è cambiata poco dopo la sua laurea e probabilmente all’epoca non ne ha avuto coscienza.
Siamo a Milano, è il 1963, e insieme ad altri tre giovani architetti (Giancarlo Ragazzi, Giulio Possa e Giuseppe Marvelli), freschi di laurea, mettono su il loro primo studio. L’entusiasmo dei vent’anni e la creatività degli studi fanno diventare tutto un po’ magico e per arredare parte dell’ufficio usano dei cartoni. Ci si arrangia come si può. L’importante è iniziare.
Ma a volte le coincidenze possono cambiare le cose in un attimo. Uno dei soci ha un fratello maggiore che ha studiato insieme a Silvio Berlusconi, che in quegli anni sta iniziando le sue prime opere nel settore immobiliare. E caso vuole che abbia bisogno di nuovi architetti a cui affidare dei lavori su Milano.
Propone una collaborazione che funziona e da lì a poco chiede loro di lavorare su un progetto importante, il il Centro Edilnord a Brugherio. Sarà quel progetto a far venire voglia a Berlusconi di creare qualcosa di diverso, qualcosa che non c’era. L’idea di Milano 2 nasce così, dalla volontà di creare la cittadella ideale, pensata per non dare centralità alle auto ma alle persone, al verde, alla vita all’aria aperta.
Architetto Hoffer, come nasce il progetto di Milano 2?
Silvio Berlusconi aveva una forte avversione per le auto e per il pericolo che queste generano. Probabilmente l’idea base nasce proprio dal desiderio di costruire un quartiere che avesse come scopo quello di proteggere gli abitanti dai pericoli della strada e dei veicoli. La strada veicolare che attraversa Milano 2 risulta infatti ribassata rispetto al quartiere, quasi come fosse il letto di un fiume le cui sponde allontanano le auto dalle case. Questa soluzione nasce naturalmente con l’idea di collegare le due sponde con dei ponti in modo che le persone potessero attraversare in sicurezza la strada nelle zone cardine del progetto. La parte della viabilità veicolare, pedonale e ciclabile è una delle cose che progettualmente ho seguito.
Un’altra delle caratteristiche di Milano 2 è senz’altro il verde…
Indubbiamente è così. Anche di quello mi occupai all’epoca. Non avevo nessun tipo di conoscenza o specializzazione in tema di paesaggio e quindi ricordo che studiai moltissimo. Ma la scelta delle piante e dei fiori la feci spesso anche insieme a Berlusconi. Sono stati davvero anni incredibili. Ho dei ricordi di me e del Cavaliere che scegliamo insieme le piante nei vivai, piantumiamo aiuole, ognuno concentrato sul suo pezzo, con le mani nella terra per poi guardare insieme il risultato finale. Era tutto nuovo, anche per lui che stava sperimentando un nuovo modo di costruire, qualcosa che per l’epoca era assolutamente innovativo. Era il periodo della cementificazione senza sé e senza ma, dove il massimo della sperimentazione era costruire casermoni immensi, senza considerare la qualità di vita di chi poi li avrebbe abitati. Nel pensiero di Milano 2 c’era qualcosa di diverso. C’era la voglia di creare un luogo per le famiglie, dove grandi e piccini potessero sentirsi sempre un po’ come in vacanza. E guardando il risultato finale, credo che ci sia riuscito.
Oggi come descriverebbe Milano 2?
Il quartiere è rimasto come allora: le piante sono diventate molto più grandi, le famiglie sono cambiate ma spesso c’è stato un passaggio generazionale. Perché una delle peculiarità di Milano 2 è proprio che chi ci è cresciuto, spesso ha deciso di rimanerci o ci è tornato una volta messa su famiglia. Difficile trovare qualcosa di simile. Attaccato alla città, servito da mezzi di superficie che in pochi minuti portano alla metropolitana, vicino al parco Lambro e con la campagna alle spalle. La manutenzione è stata costante e nonostante siano passati cinquant’anni, Milano 2 risulta sempre moderno sia nell’architettura che nella viabilità.
Dopo Milano 2 a quali progetti ha lavorato?
Beh, dopo Milano 2 è venuta Milano 3, Milano Visconti, il Girasole, il terzo anello di San Siro per Italia ’90…
Cosa proporrebbe di cambiare, se potesse tornare indietro, nel progetto iniziale di Milano 2?
Forse proporrei (cosa che in realtà era già stata pensata all’epoca), di creare la parte commerciale più importante nella piazza adiacente il Laghetto dei Cigni. Quello avrebbe potuto essere il luogo di maggior confluenza e di interesse per gli abitanti di Milano 2, sempre per quell’idea di vivere in un luogo dove sentirsi sempre in vacanza. E chi non si sente in vacanza in riva a un lago?